domenica 30 gennaio 2011

la ricerca della casa - Home

A tutte le amiche e gli amici che stanno arredando casa; a quelli  che l'hanno appena comprata e discutono di piastrelle bianche o di parquet; a quelli che lasciano una casa simbolo di amore e poi amicizia per tornare ad una alla quale appartengono da sempre; a quelli che si trasferiscono per inseguire un sogno diventato improvvisamente reale. A tutti loro, e a me che ho finalmente trovato un nido che mi somiglia dopo tanti, troppi traslochi, dedico Home, un film che fa ridere, piangere e pensare. 

Primo cortometraggio di Ursula Meier, regista che nei prossimi anni non mancherò di seguire, il film parla di una famiglia francese che vive da anni ai margini di un tratto di autostrada mai attivato, prolungamento naturale della loro casa. Eppure un giorno la strada viene riaperta al traffico, e il "mondo" invade la casa e la vita della famiglia, improvvisamente sommersa da una società rumorosa ed assordante che ne mina spazi ed equilibri. Nel tentativo di salvaguardarsi, la famiglia tenta una chiusura nel proprio mondo-casa, per poi comprendere che è necessario aprirsi all'esterno ed accettare le regole di un mondo che cambia troppo in fretta. Da apprezzare - in particolare - una Isabelle Huppert straordinaria nel ruolo della madre nevrotica e piena di paure, ma anche gli altri personaggi, ritratti grotteschi ed insieme reali di un piccolo mondo che ha paura di trasformarsi.

A tutti coloro che sono alla ricerca della loro casa e di quella che sarà la loro nuova vita, un film che vi accompagni, ovunque andiate

mercoledì 26 gennaio 2011

Silenzio. Figli di un dio minore

Questa mattina mi sono svegliata con una strana sensazione sulla pelle. Il bisogno di silenzio, di sospendere le parole e i rumori, di galleggiare a mezz'aria. Sarà, come dicevamo ieri con un amico, che abbiamo sempre più bisogno di riempire i vuoti tra le persone, di farlo con parole a volte del tutto inutili, e che a volte si vorrebbe solo sentire quello che c'è oltre.

Film meraviglioso su questo tema è Figli di un Dio minore (Randa Haines, 1986), la storia di un insegnante - James Leeds ( William Hurt)- che si innamora di Sarah, donna delle pulizie sordomuta (Marlee Matlin, Oscar quell'anno per la sua interpretazione) impiegata nello stesso istituto dove lui insegna. Tra i due nasce una storia d'amore che rivela le fragilità di entrambi, la difficoltà di comunicare e di essere se stessi, rendendoli insieme più forti e consapevoli. Film dove sono i silenzi - sopratutto quelli di Sarah - a parlare, è anche la storia di una donna modernissima che nasconde dietro ad una maschera di fierezza ed aggressività la paura di essere ferita, finendo per costruire un muro che la difende da quel mondo con il quale ha semplicemente smesso di comunicare. Scene bellissime quelle girate in piscina, il luogo nel quale entrambi si rifugiano perchè privo di rumori: solo luce e silenzio e acqua, vero e proprio fil rouge del film. Quello di cui avrei bisogno oggi.

lunedì 24 gennaio 2011

Cous cous e le donne

Metti una sera a cena quattro donne, un uomo e un gatto: scena che si ripete quotidianamente a casa mia. Le donne se ne stanno lì, una di fronte all'altra, con i volti arrossati e sorridono, bevono, fumano e parlano, una sopra l'altra, una più forte dell'altra. Parlano con gli occhi lucidi per le risate mescolate al vino. Parlano e sanno di mandarini sbucciati, di detersivo per i piatti e di cioccolato al rum. Parlano e prima ancora di finire un discorso, ne hanno già inizato un altro.

L'uomo sta seduto e le guarda, creature sospese tra cellulari, fornelli e acquai. Le guarda come se le vedesse per la prima volta e si sorprende delle loro piccole nevrosi, di quel cinismo apparente che finisce inevitabilmente per cedere a romanticherie da ragazzine. Le guarda e mangia, senza dire nulla. Solo ogni tanto scatta loro una foto, come per meglio capirle, come per fermare il loro divenire continuo. Le guarda e si stanca per loro e di loro.

Ecco, una scena simile la ricordo nel piccolo gioiello del 2008, Cous Cous (Abdel Kechiche): la storia di un uomo di 60 anni, Beji, tunisino immigrato in Francia, che scopre di aver perso il posto di lavoro. Beji è un uomo stanco, silenzioso, apparentemente privo di sogni, la cui vita è essenzialmente scandita dalle donne delle sue due famiglie. Donne ingombranti, troppo rumorose, a volte rivali tra loro, inconciliabili per caratteri e per destini personali. Donne che a volte non ascoltano i propri uomini, che li guardano con aria di sufficienza e li stordiscono di troppe parole. Eppure, quando Beji decide di aprire un ristorante di cous cous, sono le sue donne ad aiutarlo, a dargli appoggio e coraggio, a risolvere situazioni improbabili. Perchè le donne, nel film di Kechiche, non creano problemi, ma li risolvono con creatività, superando ogni genere di barriera culturale ed affettiva in nome dell'amore e di un sogno che diventa quello di tutti e che - forse - si può davvero realizzare.

E credo che questo valga anche nella vita vera.. spero sempre in un uomo in grado di comprenderlo.

http://www.youtube.com/watch?v=G8YgFGaiiDU

domenica 23 gennaio 2011

American Life e l'amore a 35 anni


Verona e Burt, i protagonisti di American Life (Away we go, Sam Mendes), sono due 35enni abbastanza tipici: confusi, forse un po' immaturi, hanno due lavori precari e vivono in un prefabbricato che assomiglia ad una casa. Eppure, a differenza di molti, si amano profondamente e proprio per questo, quando lei rimane incinta, partono per un lungo viaggio attraverso l'America, alla ricerca di un posto nel quale iniziare una nuova vita.

Partono. Lui ha l'itinerario del viaggio cucito nella giacca e lei la pancia troppo grossa: il passato sembra appartenere ad un'altra vita e il futuro - se un futuro esiste - è a diverse ore di volo. Sullo sfondo, un'America fatta di tette troppo piccole e orecchie troppo grosse, di parole destinate a rimanere "rumori di fondo" e nuovi credi che nascondono le paure di sempre: ma questo non è che il contorno del loro mondo, del microuniverso a cui entrambi appartengono e che è regolato da un'unica regola, l'amore.

E allora poco importa che il film sia a tratti scontato e i personaggi prevedibili, perchè ciò che commuove è la dolcezza dello sguardo di Burt nell'accarezzare la pancia di Verona, la voglia e il coraggio di partire alla ricerca di qualcosa di meglio, che assomigli ad entrambi. Ecco, in questo credo che Burt e Veronica non siano i tipici 35enni di oggi proprio perchè hanno ancora voglia di rischiare, e di farlo insieme, uno per l'altra, uno insieme all'altra.